Domenica giornata dei migranti e rifugiati: una colletta straordinaria nelle parrocchie

Tutti siamo chiamati a piccoli gesti di accoglienza, a creare relazioni con i migranti: serve un nuovo lessico per una pedagogia dell’incontro

Domenica prossima 18 gennaio la Chiesa celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Per dare un segno di condivisione, il vescovo Pietro Maria ha invitato al raduno diocesano che si terrà presso il Santuario della Madonna di Trapani (a partire dalle ore 16.00) alcuni immigrati che si trovano nel nostro territorio per una testimonianza e un’invocazione comune a Dio.
“La presenza dei migranti nel nostro territorio interpella la nostra fede – dice mons. Fragnelli – Ricordiamoci che la maternità della chiesa verso i migranti non riguarda solo chi si occupa quotidianamente del servizio ai più deboli ma tutti– preti, laici, diaconi o religiosi. Piccoli gesti che sono alla portata di tutti possono diventare il nuovo lessico di una pedagogia dell’incontro e dell’accoglienza che non esime nessuno A volte basterà digitare un numero di telefono per chiedere un’informazione, bussare alla porta di un vicino di casa per conoscersi e superare la diffidenza, non mostrarsi indifferenti nel rivolgere un saluto, nel rispondere ad una richiesta d’aiuto, invitare all’incontro serale in parrocchia, provare a creare relazioni. Nell’assoluta gratuità, come vuole Gesù che gratuitamente ci dona e gratuitamente vuole che diamo, sentiamo la necessità non solo di dare la nostra generosa offerta in occasione della Giornata Mondiale, ma anche di organizzare momenti di sensibilizzazione e formazione per un’azione pastorale efficace e incisiva a favore di una umanità variegata: emigrati italiani, migranti interni italiani, immigrati stranieri, rifugiati, profughi, apolidi e richiedenti asilo, gente dello spettacolo viaggiante e fieranti, Rom, Sinti e nomadi. La paura non prenda il sopravvento nel cuore dei cristiani. Il coraggio della fede, della speranza e della carità permette ancora oggi, nonostante le nostre debolezze, di ridurre le distanze che tentiamo di mantenere per “separarci” dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli – ci ricorda papa Francesco e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro benessere”.

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