“Picasso e le sue passioni”: un viaggio nell’esposizione

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Fino al prossimo 8 dicembre, presso il Museo Regionale “Agostino Pepoli” di Trapani, si terrà la mostra “Picasso e le sue passioni”, già proposta con successo a Catania, Taormina e Milazzo. Tra gli organizzatori dell’evento figura Gianni Filippini, ideatore e produttore della meravigliosa mostra “Artisti di Sicilia – Da Pirandello a Iudice”, svoltasi lo scorso anno a Favignana e curata dal noto critico d’Arte Vittorio Sgarbi.
Il visitatore può ammirare circa 200 opere, tra ceramiche, incisioni e olii, che ripercorrono un arco di tempo molto vasto: dal 1904, data della prima incisione di Picasso, passando per quelle della sua opera più famosa, Guernica, fino ad arrivare alla produzione degli ultimi anni di vita dell’artista. Chi si aspetta grandi opere, quindi, rimarrà deluso. Per questo motivo, alcune persone hanno snobbato l’evento definendolo, talvolta a priori, di scarsa rilevanza artistica e culturale. Va dunque fatta una precisazione: vero è che non si trovano i quadri più famosi di Picasso – eccezion fatta, ad esempio, per l’autoritratto del 1967 e l’incisione del “Pasto frugale” – ma l’importanza sta proprio in questo spaccato dell’attività dell’artista spagnolo, forse meno noto ma non per questo meno importante. Un valore aggiunto è rappresentato dalla ferma volontà del direttore del Museo, Luigi Biondo, di disporre le opere in modo tale che non siano fuori contesto e non stridano con la produzione già esistente, bensì creino con questa un vero e proprio dialogo. Ecco quindi che si possono osservare le particolarissime ceramiche di Picasso, provenienti dal museo di Malaga, insieme alle meravigliose e antiche maioliche; il suo autoritratto “faccia a faccia” col ritratto di Nunzio Nasi – realizzato nel 1902 dal noto futurista Giacomo Balla.
Interessanti le incisioni della “Tauromaquia” (1959), nelle quali spicca la tecnica dell’acquatinta allo zucchero appresa negli anni ’30, quando Picasso realizzò le “lastre” per il libro “Histoire Naturelle” di Buffon. Apprezzabili anche quelle realizzate per il libro di Fernando de Rojas “La Celestina” (1920), alcune delle quali scabrose; altre risultano davvero meravigliose: l’inchiostro percorre le venature della carta, creando un effetto straordinario che ricorda tecniche ritrattistiche del drip painting. Particolari, infine, i disegni dei costumi per il balletto del “Tricorno” (1920), ricchi di vivacità e raffinatezza, che mostrano un insolito Picasso scenografo; la serie dei “Venti poemi di Gongora” (1948): 41 incisioni nelle quali l’artista catalano ricopia con la propria grafia i poemi dello stimato connazionale Louis de Gongora, corredandoli dei volti dei personaggi femminili. Un connubio artistico-letterario innovativo e di indubbio valore.

Marco Amico

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