Polizia e Carabinieri “risolvono” un caso di omicidio risalente al 2009

collage omicidio LombardoLe Squadre Mobili di Trapani e Palermo, con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, e personale del RONI dei Carabinieri di Trapani, stanno dando esecuzione alla ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per il reato di omicidio premeditato e aggravato dal metodo mafioso, nei confronti di Nicolò Nicolosi, classe 1971, Attilio Fogazza, classe 1971 e Giovanni Domenico Scimonelli, classe 1967. Quest’ultimo, si ricorderà, lo scorso 3 agosto ha ricevuto una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito della cosiddetta “Operazione Ermes”, “per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Partanna e posto in essere condotte dirette sia a curare la latitanza del capo della provincia mafiosa di Trapani, Matteo Messina Denaro, sia a consentire al predetto latitante e al reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, Vito Gondola, l’esercizio delle rispettive funzioni apicali eseguendo puntualmente gli ordini da costoro impartiti e costituendo – quali collettori e distributori di messaggi da e per il capo latitante – un punto di riferimento della riservata catena di comunicazione epistolare attraverso cui Matteo Messina Denaro dirige l’intera associazione mafiosa denominata Cosa nostra”. Nicolosi, invece, il 15 marzo 2010 è stato posto in stato di fermo di indiziato dei delitto emesso nell’ambito dell’operazione GOLEM II, “per aver tentato d’incendiare le vetture e le macchine di alcuni piccoli imprenditori, al solo fine di agevolare le attività dell’associazione Cosa Nostra”.

Il provvedimento odierno rappresenta il completamento del percorso investigativo che, lo scorso 26 novembre, aveva condotto al fermo di indiziato di delitto a carico dei due esecutori materiali del crimine, i citati Nicolosi e Fogazza. Il Giudice per le Indagini Preliminari, infatti, accogliendo le richieste formulate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha riconosciuto nello Scimonelli, il mandante e l’ideatore del delitto. Quest’ultimo, ritenuto importante esponente della cosa nostra trapanese, stando alle ricostruzioni degli investigatori non avrebbe perdonato la vittima, Salvatore Lombardo, colpevole di aver perpetrato il furto di un furgone e di merce ai suoi danni.
Le indagini avrebbero dimostrato come l’imprenditore partannese, mosso dalla volontà di punire il gravissimo “sgarbo” subìto, abbia coordinato tutte le fasi del delitto affidandone l’esecuzione ai citati Fogazza e Nicolosi.

I fatti risalgono al 21 Maggio del 2009, allorquando i Carabinieri di Castelvetrano, a seguito di una segnalazione anonima, si recarono nei pressi di un noto bar di Partanna, accertando il Lombardo, pregiudicato del luogo sopratutto per reati contro il patrimonio, era stato raggiunto da due colpi di fucile. Il Lombardo, sottoposto all’obbligo di firma presso quel Comando alle ore 19 di determinati giorni, aveva assolto l’incombenza anche quella sera, prima di rimanere vittima dell’agguato.
Sul posto, furono eseguiti i rilievi tecnici di rito, nel corso dei quali, furono rinvenuti vari pallettoni a cartucce di fucile da caccia calibro l2. Furono anche acquisite le immagini riprese dalle videocamere di due esercizi commerciali, una gioielleria ed un fioraio, dislocati lungo il tragitto compiuto dalla vittima per andare e poi tornare dalla caserma dei Carabinieri. La visione delle immagini delle telecamere dei due esercizi commerciali consentì di accertare come il Lombardo fosse stato seguito da vicino da due soggetti a bordo di una Volkswagen Polo di colore scuro. Si scoprirà in seguito come Nicolosi e Fogazza avessero la disponibilità di una Polo, simile a quella immortalata dai sistemi di videosorveglianza.
Nei mesi a seguire, nonostante le meticolose e attente indagini, non si riuscì a individuare i responsabili dell’efferato delitto né a far luce sul suo movente, tanto che il caso sembrava essere destinato a rimanere irrisolto.

Le recenti indagini nell’ambito della ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, invece, hanno permesso di chiarire come il Lombardo fosse sospettato di essere l’autore del furto di un camion e di merce ai danni del supermercato Despar di Partanna, gestito di fatto dallo Scimonelli, e che “la sua uccisione rappresentava in sostanza una vendetta”.
L’arresto dello stesso nel corso della cosiddetta “Operazione Ermes”, come anticipato in apertura, ha permesso di attivare da parte della Squadra Mobile di Trapani, con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del RONI dei Carabinieri di Trapani, un’ulteriore progressione investigativa che, attraverso servizi tecnici e l’interrogatorio di numerosi testimoni, ha individuato in Fogazza e Nicolosi i presunti autori dell’omicidio.
“In proposito – si legge in una nota –, giova rammentare che Scimonelli, Nicolosi e Fogazza fossero già legati da uno stretto rapporto di amicizia al momento dell’omicidio, come appurato da pregresse attività d’indagine condotte dalle squadre Mobili di Palermo e Trapani”.
È stato accertato, infatti, che Nicolosi e Fogazza avessero trascorso alcuni giorni nel Lazio in compagnia di Scimonelli, fino alla sera antecedente l’omicidio, giorno del rientro a Partanna.
L’attento riascolto delle intercettazioni e la verifica del traffico cellulare dei protagonisti, ha consentito così di affermare, “che vi erano stati più momenti in cui il Nicolosi ed il Fogazza, avevano avuto la possibilità d’incontrare il Lombardo il giorno del suo omicidio”.
Inoltre, le forze dell’ordine sono riuscite a collocare lo Scimonelli sulla scena del crimine, in particolare nelle fasi immediatamente antecedenti il delitto, “quando, grazie a Scalia Rosario, teneva sotto controllo gli spostamenti della vittima accertandosi che tutto stesse proseguendo nei termini previsti”. Fogazza risulterebbe ancora oggi dipendente di una delle società direttamente controllate dallo Scimonelli.
Il gruppo d’investigatori dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, costituitosi con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo allo scopo di chiudere il caso, ha dunque analizzato ogni dettaglio delle indagini esperite all’epoca dell’omicidio, ricostruendo la pianificazione e l’esecuzione, riuscendo quindi a dare una svolta alle indagini. Adesso sarà la magistratura, nel corso dei processi che seguiranno, a stabilire il reale coinvolgimento o meno dei soggetti coinvolti in questa sanguinosa vicenda.

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