Lettera aperta di un veterinario: “No al circo”

Il circo, attività antica che attira ancora oggi tantissime famiglie, per un giro d’affari non indifferente. Se da un lato in molti lo amano, dall’altro non sono pochi quelli che lo criticano. Nel 2016, allora, è qualcosa di attuale o anacronistico? Pubblichiamo un punto di vista, quello di un veterinario che ci scrive una “lettera aperta”.

circomassimoshowBuonasera, sono un Medico Veterinario, attraversando la mia città con l’auto ho notato che ancora esiste il circo con gli animali, il mio sgomento mi porta a fare una riflessione.
Come vi sentireste se foste spogliati dei vostri abiti, allontanati dalla vostra famiglia e dal calore della vostra casa e costretti a svolgere delle mansioni umilianti sotto gli occhi divertiti di centinaia di persone? Ecco come si sente un animale da circo che ogni giorno viene barbaramente sfruttato per rimpinguare le tasche di gente che vive del dolore altrui. Non bisogna dimenticare che gli animali sono esseri senzienti e in virtù di ciò l’ars circense, ai giorni nostri, dovrebbe basarsi esclusivamente sulle capacità e le risorse di acrobati, giocolieri e ballerini, come il Cirque du soleil ci insegna. Di fronte alle affermazioni dei circensi che si trincerano dietro false esternazioni di affetto nei confronti degli animali, non dimentichiamo le parole di Liana Orfei, la quale sostiene che “la tigre è pericolosa perché, oltre a essere astuta, è vigliacca. La tigre ti attacca a tradimento. Mentre il leone in genere è leale. La iena non la domi mai perché non capisce.
Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente.” E ancora, la signora Orfei affermatiger-fire_1566063i1-300x295 che le foche “possono essere ammaestrate solo per fame e non si possono picchiare perché lo loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima. Ma con un po’ di pesce ottieni quello che vuoi”. Anche per insegnare alle tigri a salire sugli sgabelli, si usano la fame e le botte, continua la signora Orfei: “… poi ricomincia la storia con la carne finché la belva si rende conto che se va su riceve dieci-dodici pezzettini di carne, sa va giù la picchiano, e allora va su.”
Oltre ad una sostanziale assenza di umanità, come si può definire tutto ciò naturale? È naturale che una tigre salti un cerchio infuocato? O che un elefante cammini su due zampe? È naturale che degli animali selvatici siano privati della loro natura, del loro habitat e della loro felicità? Ma soprattutto è giusto insegnare ciò ai nostri figli? Mostrare loro che servirsi di essere più deboli sia sinonimo di divertimento? Io non credo.

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