È morto Ulisse, esemplare di caretta caretta soccorso nei giorni scorsi a Favignana

tartaruga 3Nonostante le cure dello staff dell’Area Marina Protetta e del Centro di Primo Soccorso Tartarughe marine di Favignana, la tartaruga marina Caretta caretta rinvenuta il 10 marzo scorso, non è sopravvissuta.
L’esemplare era stato recuperato in gravissime difficoltà dal personale dell’Ufficio locale marittimo di Favignana e del Centro di Primo Soccorso dell’AMP, presso Grotta Perciata, sulla costa sud-est dell‘isola. Si era spiaggiata, imbrigliata in un groviglio di nylon e plastica che, attorcigliatosi agli arti anteriori, aveva provocato profonde lesioni, con tessuti già in cancrena. Sin dai primi esami lo staff veterinario del Centro ha accertato che l’esemplare presentava evidenti segni di denutrizione e disidratazione.
Ulisse, questo è il nome con cui è stato ribattezzato, di 60 cm di lunghezza e circa 15 anni di età, non era in grado di alimentarsi da solo. Lo staff di biologi e veterinari ha cercato di ristabilire le basilari funzioni vitali con un’adeguata terapia di supporto e di ridurre le lesioni agli arti anteriori al fine di scongiurare una eventuale amputazione. Dopo alcuni timidi segnali di miglioramento, Ulisse è purtroppo deceduto martedì.
“La causa della morte – dichiara Paolo Arena, responsabile veterinario del Centro – è da attribuire ad un arresto cardio-circolatorio, verosimilmente a seguito di un fenomeno tromboembolico associato agli imponenti disturbi di circolo ed alla necrosi tissutale”.tartaruga 4
L’UNEP Programma ambiente delle Nazioni Unite) ha stimato che ogni anno circa 6,4 milioni di tonnellate di spazzatura giungono in mare, formate per il 60-80% da plastiche di varia origine. La plastica ogni anno causa la morte di centinaia di specie tra uccelli marini, cetacei, pinnipedi e tartarughe marine. Infatti, può essere scambiata per cibo dagli animali e la sua ingestione causa soffocamento, blocchi intestinali o lesioni spesso mortali all’apparato digerente. Gli organismi marini possono anche, come nel caso di Ulisse, rimanere intrappolati in fibre plastiche, filamenti di lenze o reti abbandonate, che causano lesioni gravissime, strangolamento e anche la morte per l’impossibilità di muoversi e alimentarsi.
“Ulisse è stato ucciso dalla plastica, il killer degli oceani – dichiara il direttore dell’AMP Stefano Donati –, un problema grave e globale, che può essere affrontato solo con politiche decise anch’esse a scala globale. Ma a far finire la plastica in mare è l’uomo. Anche i singoli gesti possono cambiare le cose”.

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