Erice, a rischio il Campus Universitario. Il sindaco contro l’opposizione: “Voglia perversa di far male”

archivioIl progetto del Campus universitario a Erice rischia di rimanere un sogno, insieme, come dichiarato dal sindaco Giacomo Tranchida, a “una straordinaria possibilità di ossigeno socio-economico e occupazionale per il territorio, in particolar modo nel settore che occupa più manodopera nelle opere pubbliche, come quello dell’edilizia”.
Colpa dell’esito della seduta consiliare di ieri: quando si è trattato di votare il progetto non si è raggiunto il quorum dei 14 voti favorevoli sui 20 disponibili. “Incomprensibile sinistra contrapposizione consiliare socialista – ha tuonato il primo cittadino –, voglia perversa di far male alle persone, ai cittadini, ai disoccupati, alle imprese, agli studenti, alla cultura”.
A fronte dell’esito negativo della votazione, l’amministrazione comunale ha preparato un “Piano B”, chiedendo alla ditta vincitrice dell’avviso pubblico di provare a trovare aree private compatibili con la misura del programma integrato.
Il Campus universitario, va ricordato, nascerebbe grazie a un finanziamento pubblico-privato per circa 18 milioni di euro, di cui circa 3 milioni a carico della Regione per opere di urbanizzazione e per realizzazione di alcune strutture. Nello specifico, 90 alloggi – alcuni per studenti e altri per giovani coppie e soggetti portatori di handicap a canone calmierato con possibilità di riscatto – laboratori, palestra e impiantistica sportiva a servizio degli studenti e dell’Università. Un’idea progettuale pensata per rilanciare l’offerta formativa universitaria e creare alloggi più economici in favore di giovani coppie alla ricerca di prima casa, con l’obiettivo di mettere “con le spalle a muro l’Università di Palermo nel ‘costringerla’ ad investire in facoltà appetibili e foriere di eccellenze formative e occupazionali per i nostri giovani”.
Si tratta di un’ultima chance, come dichiarato dallo stesso Tranchida. “Continuiamo dunque a lavorare – ha concluso –, per non far morire una speranza di riscatto in favore del polo universitario trapanese e della speranza di futuro non solo formativa dei nostri valenti giovani, di rilancio del grave contesto socio-occupazionale locale, del riscatto e della riqualificazione urbanistica della gente perbene del quartiere di San Giuliano”.

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