“L’astensionismo primo partito in Sicilia”

urnaAnche in questa tornata elettorale l’astensionismo si è affermato come il partito che ha riscosso il massimo consenso. Vincitore di questa competizione elettorale, ha riconfermato il grandissimo risultato delle scorse amministrative, è cresciuto in termini numerici e sicuramente imporrà la sua schiacciante vittoria anche nelle prossime imminenti elezioni politiche. In particolare nella provincia di Trapani, l’astensionismo ha segnato dati sconfortanti; il 54,57% degli aventi diritto al voto ha deciso di guardare la partita in televisione, lasciando che pochi altri decidessero le sorti della politica regionale. Nella nostra provincia solamente 175.000 elettori su 385.000 circa hanno preso una decisione in merito al partito e al candidato cui esprimere la propria preferenza. I restanti 210.000, un esercito spaventoso, hanno deciso di stendersi sul divano dimenticandosi di avere diritti e doveri da esercitare ed onorare. Rispetto alle regionali del 2012 la percentuale di elettori non votanti è cresciuta di ulteriori due punti che, in termini numerici, corrisponde ad altri 8.000 nostri concittadini che hanno abbandonato ogni speranza di cambiamento. Questi dati ci confermano che ormai quasi il 55% dei trapanesi ritiene che la politica non incida più sulla vita reale della società; società caratterizzata da una passiva ma pericolosa indifferenza e convinta che oggi votare sia “soltanto” un diritto, non certo un dovere politico costituzionalmente sancito. In una situazione così grave, chi trionfa è sempre la mala-politica. Più bassa è la percentuale dei votanti, più è facile controllare il consenso di pochi. Inoltre, minore è il numero di coloro che si interessano alla vita pubblica e minore è il numero di quelli legittimati ad indignarsi ed a reagire nei confronti degli abusi dei potenti. Il risultato elettorale è stato abbondantemente annacquato dall’assenza ingiustificata degli elettori. Basti pensare che, se tutti gli aventi diritto si fossero recati alle urne, avremmo un Presidente eletto con appena il 18,61% delle preferenze, il candidato del M5S avrebbe ottenuto soltanto un misero 16,41% ed il PD addirittura si sarebbe fermato ad un risultato ben inferiore alla doppia cifra. La fredda cronaca di questi numeri dovrebbe indurre tutti a riflettere sull’importanza della partecipazione popolare; inoltre dovrebbe sollecitare le forze politiche ad accantonare i propri egoistici interessi e prodigarsi a proporre sul mercato politico una nuova offerta, capace di convincere gli astensionisti d’opinione a tornare al voto democratico.

Leonardo Torre

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