Trapani, la Guardia Costiera sequestra 200 chili di tonno

IMG_1909La scorsa notte, i militari del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Capitaneria di porto di Trapani hanno effettuato un sequestro di tonno rosso privo “del prescritto documento di cattura e pronto per essere immesso sul mercato clandestino”.

Nello specifico, a seguito di una significativa attività di monitoraggio, intorno alle 2,30 di oggi, sono stati istituiti posti di controllo presso le vie principali di accesso al porto pescherecci di Trapani al fine di ispezionare i mezzi di trasporto di prodotti ittici. Durante le verifiche, nei pressi di Piazza Scalo di Alaggio è stato intercettato un furgone proveniente da Mazara del Vallo con a bordo 200 chili di tonno rosso (Thunnus thynnus), in filoni, del valore commerciale di circa 3.000 euro, destinato alla vendita illegale.  Dai controlli è emerso che il tonno non era accompagnato dal necessario documento di cattura (Bluefin Catch Document) e pertanto i militari hanno proceduto al sequestro per la successiva confisca, mentre al trasportatore sono state contestate violazioni per complessivi 16.000 euro.

La cattura del tonno rosso è oggetto di particolare normativa, questo perché la forte richiesta del prodotto in passato ha messo a rischio la sopravvivenza della specie. La Commissione internazionale per la conservazione del tonno (iccat) ha dovuto disciplinare questo settore con raccomandazioni precise, recepite in regolamenti dalla Commissione europea, per ridurre lo sforzo di pesca e permettere il riequilibrio tra le quantità di tonno rosso pescato e la capacità riproduttiva dell’animale.

In tutti gli Stati membri è stato introdotto da anni un contingente o quota di cattura massima, oltre ad una taglia minima da rispettare per gli esemplari catturati. Tutte le imbarcazioni autorizzate alla pesca pertanto registrano le catture e comunicano agli organi di vigilanza i quantitativi di tonno pescati, in modo che, una volta raggiunti i chilogrammi della quota annuale assegnata, venga disposto il fermo pesca. Non solo il pescatore deve effettuare le comunicazioni alle Capitanerie di porto, ma le comunicazioni vanno fatte anche dai rivenditori successivi, cosicché, in ogni momento, gli organi di controllo sappiano esattamente la storia dell’esemplare, dalla barca fino all’ultimo esercente, pescheria al dettaglio o ristorante che sia.

L’attività di controllo sulla tracciabilità del prodotto ittico rientra nelle più ampie competenze del Corpo delle Capitanerie di porto in materia di tutela della risorsa ittica, tra i cui obiettivi vi è la tutela del consumatore finale, nell’interesse pubblico della sicurezza alimentare.

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