Tre morti innocenti, 30 anni fa, nella Strage di Pizzolungo
Quella mattina del 2 aprile 1985, una mamma, Barbara Rizzo, stava accompagnando a scuola i suoi due figli gemelli di 6 anni, Giuseppe e Salvatore Asta.
Negli stessi istanti, il sostituto procuratore della repubblica di Trapani, Carlo Palermo, era uscito da casa e si stava dirigendo in tribunale. Per la mafia, quel giudice doveva morire, e percorrendo ogni giorno, lo stesso obbligato percorso non era poi così difficile compiere il folle piano, nonostante la scorta al seguito del magistrato. Erano gli anni in cui la mafia, violenta e sanguinaria più che mai, aveva deciso di far capire con il tritolo chi comandasse. Ecco come fare, quindi: una bomba anche per Carlo Palermo.
L´auto del giudice sorpassa quella guidata da Barbara Rizzo. L´utilitaria si viene a trovare così tra l´autobomba e la blindata. L´autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l´auto di Carlo Palermo. Invece, si viene a creare un effetto scudo che lascia il giudice e gli uomini della scorta soltanto feriti, mentre rimangono uccise tre vittime innocenti.
Oggi, a ricordare la strage, sul luogo dell´attentato, è stata posta una stele raffigurante mamma Barbara e i suoi figlioletti. Vi si legge: « Rassegnati alla morte non all´ingiustizia le vittime del 2-4-1985 attendono il riscatto dei siciliani dal servaggio della mafia. Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta».