“Prove Invalsi, non manderemo a scuola i nostri figli!”. Lettera aperta dei genitori

Noi genitori dei bambini e delle bambine della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “G.G. Ciaccio Montalto” di Trapani abbiamo deciso che non faremo fare le prove Invalsi ai nostri figli.
I test INVALSI sono prove standardizzate di italiano e matematica (con risposta a crocette) da svolgersi secondo modalità e tempi rigidamente prestabiliti. A cosa servono? Il Ministero afferma che servono a migliorare la qualità delle scuole, molti dicono che in realtà serviranno a tutt’altre finalità, tra cui fare una classifica delle scuole e degli insegnanti.
DICIAMO NO COME GENITORI, perché c’è un’assoluta mancanza d’informazione alle famiglie: al contrario di quanto avviene normalmente per tutte le attività programmate dalla scuola, dei test non ci sono mai stati comunicati il contenuto, le modalità esecutive e le finalità e anche le insegnanti si sono presentate come esecutrici di compiti prescritti dall’esterno; perché le prove non sono anonime: ogni prova è contrassegnata da un codice, che sarà conservato dalla scuola, che identifica l’alunno; tali codici dunque permettono una tracciabilità nel tempo delle prove dei nostri figli; perché, oltre ai test, viene chiesto ai nostri figli di compilare un questionario in cui si chiedono informazioni sia sulle risorse disponibili in famiglia (numerosità di libri, disponibilità di un aiuto nei compiti per casa, lingua parlata a casa, ecc.) sia su questioni anche delicate (se hanno subito episodi di bullismo, se vivono più spesso con mamma o papà, ecc.). È davvero incredibile che ci venga chiesta l’autorizzazione per qualsiasi tipo di attività proposta dalla scuola (anche una foto di classe) e poi, nel giorno delle prove invalsi gli alunni siano sottoposti a questionari sulla loro vita familiare senza che i genitori ne siano preventivamente informati; perché questi test creano ansia: i tempi per le prove sono rigidamente prefissati; gli alunni devono fare bene e in fretta. L’ambiente diventa quello da concorso pubblico; perché i nostri figli dislessici, portatori di handicap, immigrati, insomma tutti coloro che presentano una qualche difficoltà, diventano invisibili e vengono esclusi dalla rilevazione (i loro risultati non verranno, di norma, conteggiati).
DICIAMO NO COME CITTADINI, perché questi quiz non hanno nulla a che vedere con la didattica della scuola che conosciamo; perché i quiz di fatto serviranno a creare una classifica delle scuole e degli insegnanti e perciò spingeranno sempre di più i docenti a modificare la propria programmazione, elaborata sulla realtà concreta della classe e dei singoli alunni, piegandola invece all’addestramento ai quiz; perché non è questa la scuola che vogliamo per i nostri figli; perché vogliamo una scuola che coltivi l’unicità dei nostri figli, che si faccia carico delle loro difficoltà e delle loro conquiste, una scuola che aumenti davvero la propria qualità e che non finga un sistema di qualità quando nelle classi manca il minimo indispensabile; perché diciamo no al DDL “la Buona Scuola” che di fatto può creare un sistema dove le scuole saranno di serie A e di serie B, in cui i nostri figli saranno divisi tra alunni di serie A e di serie B. Per tutto questo non manderemo a scuola i nostri bambini il 6 e il 7 maggio.

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