Damiano rimane al suo posto ma la città l'ha sfiduciato. Ne dovrà prendere atto nel proseguo.
È stata la vittoria dei "tronisti": Damiano è stato salvato da undici consiglieri attaccati al loro personalissimo trono, come le patelle agli scogli. Ciò che mi
appare incredibile, però, è che questo pervicace attaccamento non è stato neppure motivato. A parte Passalacqua e Briale, che hanno avuto almeno il coraggio di
sostenere l'insostenibile, non c'è stato tra gli undici un consigliere che,
durante il dibattito, abbia avuto animo per argomentare e giustificare di fronte
ai trapanesi il suo voto contro la mozione di sfiducia.
Almeno il coraggio di affermare l'inverosimile: che questo sindaco ha ben operato. Per ascoltare Sveglia abbiamo dovuto attendere le dichiarazioni di voto e le sue strampalate considerazioni. Gli ricordo che se il sindaco è eletto dal popolo, lo sono anche i consiglieri e che la mozione di sfiducia è lo strumento di legge
perché i consiglieri eletti restituiscano al corpo elettorale la possibilità di
scegliere un altro sindaco.
Questa "maggioranza" di "tronisti" credo sia degna rappresentanza di questo
sindaco, incapace di cogliere il malcontento diffuso dei cittadini trapanesi, che pure è stato rappresentato nel corso del dibattito d'aula.
Il più "tronista" di tutti s'è rivelato il presidente del Consiglio Giuseppe
Bianco. La sua conduzione dei lavori d'aula è stata modesta e imbarazzante, a
tratti vergognosa, come del resto lo è stata in tutta la consiliatura.
Dal canto mio, insieme agli amici del gruppo dei "Ricostruttori", continuerò il
mio lavoro di consigliere d'opposizione, convinto come sono che la maggioranza della città ha, in cuor suo, ormai deciso.
Damiano non è stato sfiduciato dai numeri del consiglio comunale, ma certamente è sfiduciato, insieme a coloro che oggi lo sostengono, dalla maggioranza dei
cittadini trapanesi.