Erice, conclusa l’iniziativa “Pane in attesa”

foto(110)Si è conclusa l’iniziativa “Pane in attesa”, che ha consentito di acquistare del pane per chi non ha possibilità di farlo, lasciando l’equivalente di un panino o mezzo chilo di pane nei preposti salvadanai che qualche giorno fa sono stati consegnati all’Associazione San Giuseppe Lavoratore dai Panifici che hanno aderito all’ iniziativa.
L’associazione, con sede in via Cosenza, con quanto raccolto distribuirà alle famiglie disagiate del nostro territorio pane o alimenti di prima necessità.
A lanciare l’iniziativa benefica è stato il consigliere comunale di Erice Nino Ingrasciotta, il quale ha parlato di un ritorno a tempi passati: «Tempi in cui il vicino, persino colui che stava un po’ più in là, non era l’altro, l’estraneo. Erano gli anni in cui i vicini potevano bussare a casa tua all’ora di pranzo per chiederti “u pitrusinu”, “u spicchiu r’agghia”, n’anticchia ri sale o zuccaru, e tu non consideravi per nulla strana quella richiesta».
«Era il tempo in cui il vicino non rappresentava il semplice dirimpettaio, temporaneo affittuario di un immobile – ha continuato –, ma era uno di cui conoscevi i genitori, la discendenza dei nonni talvolta. “U vicinu” insomma. E questi dati bastavano ad aprire le porte di casa e quelle dell’accoglienza intesa in senso lato. L’accoglienza del sostenere, senza dubbio moralmente, spesso con cibo, talvolta con denaro. Capitava pure, di tanto in tanto, che a presentarsi fosse qualcuno che non conoscevi e a quel punto bastava chiedere “a cu appartieni?” e attendere una risposta che risolvesse l’enigma per concedere una sorta di lasciapassare verbale in grado di tessere all’istante un legame di tipo familiare. Era proprio questa relazione di solidarietà che esisteva nei quartieri e che rendeva la nostra realtà cittadina una comunità. Col tempo queste connessioni che univano l’intero strato sociale del paese si sono indebolite, sebbene, in maniera flebile, resistano ancora in poche zone».
foto(106)E oggigiorno? «Oggi l’atteggiamento è ancorato sul versante opposto – ha spiegato Ingrasciotta –. Il timore dello sconosciuto, legittimo per carità, rischia di diventare qualcos’altro, rischia di regredire nella paranoia e degenerare nell’intolleranza verso chi è diverso. E questo mette a repentaglio quei legami, quelle connessioni appunto, che il tempo, le tradizioni hanno tessuto per decenni e i nostri padri e prima di loro i nostri nonni, ci hanno saputo tramandare».
L’iniziativa è nata, dunque, proprio dal ricordo dei tempi andati e della triste situazione attuale. «Quando, sul finire dell’estate, ho deciso di attivare il “Pane in attesa” – ha spiegato Ingrasciotta –, avevo in mente quel tempo e quei legami. Ero convinto che quel tessuto di connessioni che molti di noi avevano vissuto da giovani, non fosse irrimediabilmente compromesso. Logoro sì, lacero senz’altro, ma non così tanto da impedire un paziente e attento lavoro di ricucitura. I risultati dell’iniziativa mi hanno dato ragione, al di là dei numeri che, in ogni caso, sono stati ottimi, e mi gratificano oltre ogni previsione. Il frutto dell’iniziativa ci rende questo tempo in rapporto al nostro passato. Chi ha comprato un pane per sé e ha lasciato nel preposto salvadanaio l’equivalente di un panino o un filone, non lo ha fatto chiedendo “a cu appartieni?”, “a cu va a finiri”. E sebbene questo anonimato possa sembrare in contrasto con la tradizione del passato, anzi possa addirittura mostrarsi come il suo esatto opposto, ha un pregio: chi ha donato a occhi chiusi, lo ha fatto potenzialmente per chiunque, anche per l’altro, anche per l’estraneo. È proprio questo atteggiamento che dobbiamo considerare uno degli antidoti, sicuramente non il solo, all’indifferenza, alla diffidenza, all’egoismo. È questa la giusta disposizione, la nuova connessione da cui il nostro tessuto sociale deve ripartire. Non una toppa su un drappo logorato, ma una nuova trama in grado di tessere una più condivisibile e solidale tela».
Il ringraziamento per la riuscita dell’iniziativa è andato ai panifici aderenti: “Forno Schifano” in via Sicilia, “Forno Rizzo” in via Cosenza, “Forno Impero” in via Cesarò, “Panificio Oddo” in via Manzoni, “Panificio Il Fornaio” in via Argenteria e Panificio “Dulcis Forno” in via Convento di S. Francesco di Paola.
«Un ringraziamento speciale – ha concluso Ingrasciotta – voglio dedicarlo alle famiglie ed ai cittadini del nostro territorio ericino che hanno manifestato tanta solidarietà e volontà di condivisione del “Pane” quale elemento di unione e di unità della comunità».

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