Scoperti 4 lavoratori in nero, elevate multe per oltre 50 mila euro

DSC_0068In occasione delle festività natalizie, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Comando Provinciale di Trapani, insieme agli Ispettori del Lavoro civili, hanno intensificato i controlli nel settore del commercio per il contrasto al lavoro nero.
Quattro le aziende controllate, 27 le posizioni lavorative verificate: i militari dell’Arma hanno scoperto 4 lavoratori in nero, procedendo a 2 sospensioni di attività imprenditoriali ed elevando sanzioni amministrative per un totale di 47.815 euro.
In particolare, in una azienda commerciale di a San Vito Lo Capo sono stati sorpresi 2 lavoratori in nero su 2 presenti, per è scattata la sospensione. In una seconda azienda, sempre a San Vito, sono stati controllati diversi lavoratori, ma in questo caso tutti in regola con contratti di settore. Per una terza azienda commerciale, a Erice, su 5 lavoratori presenti 2 sono risultati essere in nero. Anche in questo caso è scattata la sospensione dell’attività imprenditoriale, con conseguente oblazione di 500 euro in prima istanza e di 1500 euro entro 6 mesi per non diventare titolo esecutivo, oltre alla maxi sanzione variante da 1.500 a 36.000 euro.
Il lavoro dei Carabinieri, come si legge in una nota, “permette una visuale del territorio che altrimenti sarebbe demandata soltanto alle denunce sporte dai cittadini, che non sempre si avvicinano e spesso denunciano solo allorché licenziati”. Il comunicato entra anche nel merito del recente Jobs Act, che “ha oggi dato delle possibilità tali di sgravio fiscale, che risulta difficile comprendere ancora chi mantenga il personale in nero o in posizione d’irregolarità: i Carabinieri per la Tutela del Lavoro instancabili continuano nella loro opera di vigilanza”.
Chiaro e puntuale, infine, il prospetto sulle conseguenze del lavoro in nero per il lavoratori: “spesso lavorano per la metà di ciò che dicono di prendere, perché taluni imprenditori gli trattengono parte della retribuzione: ciò non si sa finché l’interessato non lo denuncia. Tale pratica illecita si chiama “estorsione” secondo il codice penale (art. 629 C.P.), passibile di arresto, fermo di indiziato di delitto o di ordinanza di custodia cautelare, con pena che può andare da cinque a dieci anni; un domani, non avendo taluni imprenditori versato i contributi, non avranno la pensione che dovrebbero avere, ma scatterà per loro la c.d. “pensione sociale” che peserà sulle contribuzioni di coloro che invece contribuiscono regolarmente alle casse dell’INPS: questa pratica diventa un “furto collettivo” perpetrato dall’imprenditore malintenzionato ai danni della cittadinanza che invece pagherà al suo posto; in caso di infortunio, non denunceranno il loro infortunio pur di non perdere un simile “ lavoro” sempre e solo al nero: questo succede spesso in edilizia.
L’attività dei Carabinieri nel settore, tende a interrompere il ciclo vizioso del lavoro nero che include tutta una serie di inadempienze amministrative verso i Comuni, nonché di autorizzazioni allo smaltimento di agenti di lavorazione che non vengono appunto dichiarati come non vengono dichiarati i lavoratori stessi: parliamo di aziende spesso del tutto sconosciute alla Pubblica Amministrazione, sia sotto l’aspetto amministrativo che fiscale”.

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