Anniversario strage di Capaci: le parole di AC, Agesci e Oratorio salesiano della Diocesi di Trapani

In una nota congiunta, Azione Cattolica, Diocesi di Trapani, A.G.E.S.C.I. Zona Elimi e
Associazione Promozione Sociale Don Bosco con i giovani – Oratorio Salesiano Trapani, hanno voluto ricordare le vittime della Strage di Capaci. Pubblichiamo integralmente le loro parole.

Quando la normalità, il silenzio e l’abitudine vengono sconvolti da 400 kg di miscela esplosiva che su una autostrada riduce tutto in piccoli frammenti di sgomento, si iniziano a cercare le risposte alle domande che, fino a quel momento, un popolo ha tenuto in gola per paura di esprimere pensieri che avrebbero potuto mettere in pericolo vite umane solo per il fatto di provare a ribellarsi e dire no.
Forse il 23 maggio 1992 è stato l’inizio di una lenta svolta per il popolo siciliano e per l’Italia intera, soprattutto per i suoi giovani, gli stessi che oggi, dopo 24 anni, sono giudici, avvocati, poliziotti, medici, insegnanti, donne e uomini che si impegnano per fare in modo che quei frammenti di morte lascino prendere forma all’intera opera che è la vita di ogni persona.
E noi oggi, ancora più uniti dopo l’agguato al presidente del Parco dei Nebrodi, vogliamo ricordare il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e sostenere le loro famiglie; noi Azione Cattolica di Trapani, AGESCI Zona Elimi e Don Bosco con i giovani, insieme, perché la mafia esiste perché è organizzata, sta insieme, e noi solo insieme possiamo provare a contrastarla; noi che ogni giorno incrociamo lo sguardo di tanti giovani che spalancano con entusiasmo la loro vita sul mondo dei “grandi” nel quale, a volte, si rischia di rimanere delusi dalle incongruenze a cui si è chiamati a sottostare.
Anche a noi viene affidato il compito di educare questi giovani a quella fede che riportano nella vita di ogni giorno; a noi “laici inquieti” viene chiesto di essere testimoni di azioni che spesso si fanno solo a parole. E non è cosa facile in una società che preferisce voltare lo sguardo dall’altra parte facendo finta di non vedere piuttosto che consumare le suole delle scarpe per andare incontro al nostro simile.
E Giovanni Falcone e tutte le altre vittime della mafia sapevano bene cosa volesse dire consumare le suole. Succede a tutti coloro che scelgono di camminare sulla via della giustizia e del rispetto dell’altro per fare del bene il valore comune più alto.
Ed è in questa frase di J. F. Kennedy, che Giovanni Falcone amava ripetere, che vogliamo racchiudere il nostro impegno nell’educare gli adulti di domani alla legalità e alla civiltà; questo nostro servizio ci da speranza per un mondo migliore.
“Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana” (J. F. Kennedy)
E noi insieme continuiamo a consumare le nostre suole!

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