Erice brucia ancora. Duro il sindaco con la Regione| FOTO

Puntualmente come ogni anno, la montagna di Erice è tornata a bruciare. Lo ha fatto nel momento più subdolo possibile, a tarda sera, cioè quando i Canadair non possono intervenire. Un’impossibilità che i piromani conoscono bene, perciò approfittano del buio e del vento propizio per mettere in atto i loro folli disegni criminali. Piromani, sì: l’origine dell’incendio, che ha mandato in fumo circa 50 ettari di vegetazione, deve essere ancora accertata ma è con tutta probabilità dolosa. Due settimane fa, inoltre, un rogo aveva minacciato l’area demaniale di San Matteo e Gianguzzi. Come se non bastasse, nel pomeriggio di ieri è stata messa alla prova anche la vegetazione di San Vito Lo Capo: le fiamme hanno incenerito parte del monte Calampiso e distrutto due villette, lambendo la meravigliosa e incontaminata riserva naturale dello Zingaro.

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Dure le dichiarazioni del primo cittadino ericino, Giacomo Tranchida: “La Regione non scherzi col fuoco, rischia di essere alleata dei criminali attentatori”. Il riferimento è all’autobotte 1 della Forestale, distaccata nella postazione di Capo delle Scale, chiamata proprio a supportare lo spegnimento dell’incendio a San Vito Lo Capo. Ciò ha inevitabilmente fatto mancare un’importante “copertura” a Erice. “Ritengo necessario si faccia luce su tanto, anche perché la stagione a rischio è ancora lunga – ha tuonato il sindaco –.La Regione non può garantire uomini e mezzi per salvaguardare il ‘suo’ Monte. Lo dica chiaro Crocetta e compagni, affidi al Comune di Erice tale immenso patrimonio e la mia Amministrazione oltre a fare il mestiere dell’EAS per la manutenzione delle reti idriche si farà carico di rimboschire e tutelare direttamente Monte Erice. Basta ci si conceda la deroga al Patto di Stabilità”.
Per fortuna gli uomini della Forestale, della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e i tanti volontari specializzati si fanno trovare sempre pronti a fronteggiare questo tipo di emergenze, con professionalità e rapidità. Un connubio che in casi del genere risulta fondamentale e che deve far fronte, ahinoi, alle difficoltà causate da mezzi spesso fatiscenti.
Brucia la montagna e con questa il futuro di un’intera comunità, si minacciano i flussi turistici per avere in beneficio cosa? L’eventualità di un lavoro? Semplice piacere dei sensi? Non è dato sapere. Si conoscono solamente, anno per anno, gli ingenti danni provocati, che poi si ripercuotono sulla cittadinanza.

Marco Amico

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