Porto di Trapani, ultima spiaggia
Torniamo a parlare del porto di Trapani dopo il varo della legge Delrio. Trapani, quindi sarà accorpato a Palermo, però avrà una consulta nella capitale siciliana. Bene, si dirà, o almeno lo pensano alcuni politici locali (come la Orrù che ha proposto la delegazione trapanese), che a Roma e Palermo non hanno fatto nulla per proteggere un porto naturale esistente da più di 25 secoli.
Ma la storia avranno pensato i nostri politici che c’entra? Chi sono questi popoli: Fenici, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi etc, che hanno edificato e usato questo porto come approdo civile e di guerra, con grandi velieri e navi. Lo sanno i nostri politici che il porto di Palermo è artificiale? Beh, ma Balarme è la capitale e può tutto (per chi non lo sa Palermo divenne capitale dopo l’avvento degli Arabi nel 827. Prima la capitale era stata la bizantina Siracusa). Trapani è una piccola città con grande porto, con grandi potenzialità (lo diciamo sottovoce perché i nostri politici non lo sanno) e tanti problemi che mai nessuno ha voluto affrontare, anzi se non fosse stato per qualche lungimirante imprenditore oggi non avremmo neanche le navi crociera. Questo bimillenario porto ha tanti problemi: le banchine non finite, il fondo ridotto per incuria, senza accordi internazionali per il trasporto delle nostre merci e altre magagne. Ma la Coppa America (2005) dove l’hanno fatta? Quindi evidentemente è più facile darlo a Palermo in modo che muoia definitivamente e dopo che il morto è nella cassa qualcuno si accorge che forse si può fare qualcosa per salvarlo. Come? Invocando la moratoria. Siamo però, forse, fuori tempo massimo, anche se già il sindaco di Trapani e il Consiglio Comunale l’avevano chiesto al Presidente della Regione Crocetta e per la verità anche il deputato regionale Mimmo Fazio. È di qualche giorno invece la richiesta del presidente di Confindustria Gregory Bongiorno che va anch’esso verso una moratoria di tre anni. In pratica la legge verrebbe (se fosse accettata) sospesa per trentasei mesi per dare modo alle autorità di dimostrare che il porto è in grado di funzionare con solo i trapanesi. Troppo poco per una città che muore di disoccupazione. Il tempo per non fare inserire il porto di Trapani in quelli da accorpare c’era ma i nostri politici nazionali hanno preferito dormire lasciando a degli incompetenti di effettuare il delitto. Nessuno ha spiegato o messo in evidenza il valore turistico e commerciale del nostro porto. Nessuno ha fatto una relazione scritta della situazione e della lunga storia di un porto glorioso e così per risparmiare denaro (invece di tagliarsi gli stipendi) il Consiglio dei Ministri ha tagliato i porti. E dove sta il risparmio? Nel far viaggiare i nostri rappresentanti nell’autorità portuale di Palermo? E chiaramente queste persone avranno diritto a qualche rimborso o a uno stipendio. Ma allora dove sarebbe il risparmio. Mah, misteri dei nostri governanti. Aspettiamo quindi la risposta a questa richiesta di moratoria. Sarebbe, per il colmo, “l’ultima spiaggia”.
Alberto Costantino