Femminicidio a Nubia: le reazioni
Dopo il femminicidio che nei giorni scorsi ha sconvolto la comunità di Nubia, frazione del Comune di Paceco, non sono mancate le reazioni dal mondo dei sindacati, della politica e dell’associazionismo.
Anna Manuguerra, casalinga di 60 anni, è stata uccisa a coltellate nella sua abitazione. Le indagini si concentrerebbero sull’ex marito, Antonio Madone, anch’egli 60enne, carpentiere di professione. I carabinieri lo hanno rintracciato e arrestato nei pressi della torre di Nubia.
«Massima fiducia negli inquirenti e nella magistratura, accanto alla pubblica accusa come parte civile i familiari chiedono solo giustizia», ha dichiarato il legale dei familiari della donna uccisa. (L’articolo continua sotto)
Vincenzo Abbruscato, capogrutto del PD al Consiglio comunale di Trapani, ha condiviso un post su Facebook, accompagnato dall’hashtag #nonunadimeno, dove si legge “le donne si amano, e se non ti vuole più ringraziala per ciò che ti ha dato”.
Antonella Parisi, responsabile della sezione Pari opportunità della Uil di Trapani, ha dichiarato: «ancora una volta il dramma di una donna uccisa per mano di un uomo ci colpisce duramente, come società civile e come comunità locale. Lo schema è sempre lo stesso, un format che si ripete all’infinito: lei lo vuole lasciare, lui non lo accetta e se poi sospetta ci sia di mezzo un altro uomo, ammazza la donna che crede di amare così tanto da poterla considerare proprietà privata, e poterle dunque togliere la vita. Anna Manuguerra purtroppo è solo l’ultima di una lunga serie. Dall’inizio dell’anno decine di donne sono rimaste uccise, vittime di una ormai evidente inadeguatezza dell’uomo a reggere un NO definitivo da una donna. Numeri spaventosi di una guerra che va combattuta innanzitutto nella scuola e in famiglia. Occorre combattere gli stereotipi, insegnare l’educazione alla relazione, al rispetto dell’individuo, al rapporto affettivo continua ma è fondamentale che questa lotta sia combattuta insieme dagli uomini e dalle donne. Ognuno deve fare la propria parte, nelle istituzioni e nella vita privata».
Le ha fatto eco la presidente di Azione Cattolica Trapani, Dalila Ardito: «Solo nel 2015 abbiamo contato in media una vittima ogni due giorni e ancora adesso facciamo i conti con una violenza che non riusciamo a trasformare in speranza. L’amore non può trasformarsi in violenza. È necessario un nuovo e importante investimento educativo per riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, distinguendo l’amore da ciò che non lo è assolutamente, da forme possessive più o meno mascherate».
«A pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – ha continuato –, questa ennesima tragedia ci richiama al forte senso di responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri: esserci, ed esserci con l’amore che appassiona alla vita al punto da donarla per gli altri, senza alcun diritto di toglierla a nessuno. Esserci per ogni donna e ogni uomo, perché una donna sostenuta può trovare più coraggio nel denunciare e forse un uomo lasciato meno solo è capace di un amore diverso, un amore che profuma di vita, che germoglia sempre».
Giuseppe Peralta, presidente provinciale delle ACLI, ha detto che «dolore e sgomento sono i sentimenti che albergano in questo momento in tutti noi che ci stringiamo affettuosamente attorno ai tre figli e ai parenti della vittima e al dolore di una comunità. Come associazioni cristiane, da sempre vicine ai bisogni della gente, riteniamo che dietro ad ogni femminicidio ci sia una responsabilità collettiva; se da un lato infatti è cresciuta la cultura giuridica, dall’altro occorre che cresca ulteriormente quella sociale, rafforzando la rete tra Istituzioni, associazioni e cittadini, i quali non devono e non possono girarsi dall’altra parte, anche quando le richieste d’aiuto non vengono urlate ma soltanto sussurrate».