Casa di riposo Giovanni XXIII nel mirino della Finanza: “Scoperta frode alla Regione Siciliana”

guardia-di-finanza-1024x685La casa di riposo “Giovanni XXIII” di Marsala è finita nel mirino della Guardia di Finanza per una presunta frode alla Regione Siciliana.
Stando alle indagini svolte dalle Fiamme gialle sulla gestione amministrativa e contabile dell’istituto, nei bilanci di previsione annuali venivano indicate voci attive per importi considerevoli ma “assolutamente aleatorie e prive di ragionevole certezza”. In questo modo si poteva simulare la regolare operatività della struttura, anche per ottenere ingenti contributi pubblici, erogati in relazione alla prosecuzione dell’attività.
Le indagini sono state condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala e coordinate dalla locale Procura della Repubblica; avrebbero consentito di accertare e segnalare alla locale Procura della Repubblica indebite erogazioni pubbliche richieste, tra il 2013 ed il 2015, per oltre 2,2 milioni di euro, di cui circa 700 mila euro già elargiti dagli enti pubblici interessati. Analoga segnalazione, per le valutazioni di competenza, è stata inoltrata alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Regione Sicilia.

Nel dettaglio, le attività investigative avrebbero consentito di ricostruire l’aggravamento, nel corso degli ultimi anni, del dissesto finanziario dell’ente e di constatare, a partire dal bilancio di previsione del 2013, “l’indicazione di voci attive per oltre 2,2 milioni di euro oggettivamente aleatorie, in quanto riferite ad entrate previste in relazione alla prestazione di servizi di ricovero e di assistenza in realtà non contemplati in alcuna convenzione sottoscritta con i competenti Assessorati (Salute e Famiglia) della Regione Siciliana”.
È emerso che l’istituto sarebbe riuscito a continuare l’attività proprio grazie a questa “sovrastima dolosa” e a ulteriori erogazioni dalla Regione Siciliana e dal Comune di Marsala.

“In altre parole – si legge in una nota della Guardia di Finanza –, pur in assenza di convenzioni stipulate con altri Enti, il commissario straordinario ‘gonfiava’ artatamente la voce ‘entrate’ dei bilanci di previsione dell’IPAB, così garantendo il pareggio di bilancio richiesto per testimoniare la vitalità e la floridità dell’Istituto e per ottenere, quindi, contributi pubblici”.
In realtà, i requisiti per mantenere in vita l’istituto sarebbero stati già insussistenti almeno a partire dal 2013. Di conseguenza, la condotta del commissario straordinario pro tempore, G.I., “è stata ritenuta integrare il delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, unitamente a quello di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale”.

La tua azienda sta per fallire se non...

Attiri nuovi clienti in maniera prevedibile e alzi la frequenza di acquisto

https://www.marcodasta.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share via
Prendi Questo BONUS, clicca qui sotto