Epilogo tragico della scomparsa di Denise Pipitone?

I carabinieri della Scientifica di Trapani stanno effettuando un’ispezione nell’abitazione di via Pirandello, a Mazara del Vallo, che fu in uso ad Anna Corona, l’ex moglie di Pietro Pulizzi, papà biologico della piccola Denise Pipitone. La donna è la mamma di Jessica Pulizzi (sorellastra della piccola scomparsa l’1 settembre 2004), finita sotto processo e assolta nei tre gradi di giudizio.

Sembra che da una segnalazione anonima si è parlato di una botola che conduce ad un pozzo o una cisterna nel garage sito sotto l’appartamento. Sono intervenuti i Carabinieri, ed i Vigili del Fuoco, e proprio quest’ultimi stanno ispezionando la buca, il sopralluogo, è stato disposto dalla Procura di Marsala «per verificare lo stato dei luoghi e se sono stati effettuati lavori edili». In particolare i carabinieri stanno controllando la botola che si trova in uno dei due garage al pianterreno dell’edificio, che ha due elevazioni. Oltre ai Vigili del Fuoco del distaccamento di Mazara del Vallo, nell’ex casa di Anna Corona sta operando anche un’altra squadra del Saf, il gruppo Speleo Alpino Fluviale provinciale. I pompieri hanno portato bombole di ossigeno, torce e scale per potere ispezionare un pozzo che sarebbe stato localizzato sotto una botola del garage.

L’ispezione è ancora in corso.

Quella di Denise Pipitone è una storia senza un finale ma con un inizio molto preciso. È il primo settembre 2004 quando la bambina, all’epoca quasi 4 anni, scompare a Mazara del Vallo, mentre è stata affidata alla nonna. In fondo alla via si sta tenendo il trafficato mercato rionale, ma né gli ambulanti, né i clienti notano movimenti sospetti. Denise è figlia di Piera Maggio. Era sposata con Toni Pipitone, il suo primo marito. Nel corso del matrimonio Piera è rimasta incinta di Denise, ma in realtà il padre della bambina era Piero Pulizzi, amante della donna diventato poi suo marito. I due avevano da tempo una relazione extraconiugale, che è stato uno dei motivi per cui da subito i sospetti della scomparsa della bimba sono ricaduti sull’ex moglie di Pulizzi, da cui l’uomo aveva avuto altre due figlie.

Le ipotesi degli investigatori sono molte, e tutte poco rassicuranti: il movente viene individuato nella pedofilia, nel traffico di organi umani, addirittura nelle messe nere. Una pista in particolare ha superato la prova del tempo: il rapimento da parte di nomadi, è una guardia giurata a riprendere un gruppo di nomadi, una donna, un uomo, e due bambini, davanti a una banca. Il vigilante osserva uno dei due minorenni, si convince sia Denise. Si avvicina, scatta una foto. Poi registra alcuni filmati di pochi secondi. Nei video si sente la piccola, a capo coperto nonostante la giornata calda, chiedere “dove andiamo”. La donna nomade si rivolge a lei chiamandola Danas, forse una storpiatura del nome Denise. Il gruppo si allontana non appena il guardiano sfodera il cellulare. Quando le forze dell’ordine giungono sul luogo dell’avvistamento, i nomadi si sono già dileguati. Le foto acquisite con un telefonino di vecchia tecnologia sono sgranate e a un primo esame non convincono Piera Maggio. Ma le forze dell’ordine lavorano digitalmente gli scatti, tentando di mettere a fuoco i tratti somatici della piccola protagonista: quando sottopongono per la seconda volta le fotografie all’attenzione della madre tutto cambia, anche in forza di un incontro tra Piera Maggio e l’uomo che ha inoltrato la segnalazione: “Da come si muoveva, dalla cadenza delle sue parole, da tanti particolari che ho visto nel filmato e che il signore mi ha raccontato sono certa che fosse mia figlia”, dichiara lei.

Fino al 2017 la misteriosa sparizione di Denise ha anche un risvolto legale: ci sono imputati, rinvii a giudizio e ricorsi, sia in Appello, sia in Cassazione. I colpevoli vengono cercati nella stessa cerchia familiare di Piera Maggio, in particolare alla sbarra finisce Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise Pipitone.

Il movente che alimenta le ipotesi del procuratore di Marsala viene indicato nella “vendetta e nella gelosia” di Jessica Pulizzi nei confronti della bambina. A sostegno delle ricerche anche la frase che Jessica Pulizzi rivolge alla madre Anna Corona, captata da un’intercettazione ambientale: “Io a casa ci ’a purtai”, si sente dire dalla ragazza, all’epoca 17enne.

Lo scenario sostenuto dagli inquirenti viene a delinearsi: Denise viene rapita da Jessica il primo settembre 2004 per essere portata al padre biologico (di entrambe) Piero, in modo da avere da lui la conferma che la piccola fosse effettivamente la figlia. Tuttavia, non essendo quest’ultimo in casa al momento dell’incontro, Denise sarebbe affidata a un gruppo di nomadi, che forse Jessica conosceva. Complici della 17enne secondo l’accusa, il fidanzato della giovane Gaspare Ghaleb e Anna Corona.

Nel corso del processo di Appello (precisamente nel 2014) una frase in particolare attira l’attenzione dei giornalisti. Viene fuori durante l’attività di trascrizione di un perito sul nastro con le intercettazioni in casa Pulizzi. Grazie a un’opera di ripulitura delle registrazioni, si sente Jessica bisbigliare alla sorella minore Alice, riferendosi forse alla madre di entrambe, Anna Corona: “Quanno eramu ‘ncasa, a mamma l’ha uccisa a Denise“. Alice, di rimando, chiede alla sorella: “A mamma l’ha uccisa a Denise?”. E l’altra: “Tu non ne devi parlare. E’ logico”. La svolta porta all’apertura di un’ipotesi di omicidio contro ignoti da parte della procura di Marsala, ma il nastro è contestato: per la difesa la copiatura del perito è sbagliata e l’esortazione a mantenere il segreto decontestualizzata.

In tribunale si contrappongono dal gennaio 2010 la procura di Marsala e i difensori della famiglia Pulizzi. L’accusa in particolare chiede 15 anni e manifesta la convinzione di una colpevolezza “senza alcun dubbio”. Tuttavia Jessica Pulizzi viene assolta tre volte: la prima nel 2013, per insufficienza di prove e la seconda nel 2015, per la stessa ragione. Nel 2017, la Cassazione conferma la non colpevolezza dell’imputata, mettendo definitivamente fine agli strascichi giudiziari della vicenda. Anche per Anna Corona, coimputata, decade ogni accusa in seguito alla prescrizione intervenuta al termine del processo di secondo grado.

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