Progetto Trap, avviati i lavori al cimitero: le splendide parole del professore Renato Lo Schiavo

HIC LABOR EXTREMUS, LONGARUM HAEC META VIARUM
Pochi luoghi sono in grado di suscitare emozioni così potenti eppure contenute, quasi intime, come un cimitero. E’ il luogo principe del silenzio che si fa voce, dell’incontro fra le generazioni, dell’azzeramento delle rivalse e delle contrapposizioni. Sin dalle prime manifestazioni di civiltà, le città dei morti emanano una sacralità connotata da simboli di volta in volta peculiari eppure universali, che trascendono la contingenza storica per attestare rispetto e affetto per quel valore comune che è l’umanità”. Ad affermarlo è il professore Renato Lo Schiavo, stimatissimo docente di latino e greco della nostra città, coinvolto insieme ad altri studiosi ed intellettuali del territorio nel progetto “Trap” (Trapani Public Art), approvato ufficialmente anche dalla Soprintendenza di Trapani.
L’intervento su alcune superfici della zona nord del Cimitero Comunale di Trapani è stato preceduto da un lavoro di ricerca e di confronto, nell’intento di trovare elementi che contemperino il rispetto di tutte le sensibilità con l’espressione dei valori culturali ed umani del nostro territorio. In questo senso, è stato individuato un verso dell’Eneide che rappresenta la sintesi migliore di questa ricerca: Hic labor extremus, longarum haec meta viarum” (questa la prova suprema, questa la meta del lungo peregrinare – libro III, v. 714).
Proprio il professore Lo Schiavo, racconta “Enea sta raccontando alla regina Didone, che ha generosamente accolto lui ed i profughi Troiani sballottati in Africa da una furiosa tempesta, scoppiata subito dopo aver lasciato Trapani, le dolorose vicende legate alla fuga da Troia in fiamme (superfluo ricordare come avvenimenti recentissimi ci abbiano dato fin troppo dolorosa testimonianza di cosa questo tipo di eventi sia e comporti). Enea, che si è caricato sulle spalle l’anziano e malfermo genitore, guida il figlio Ascanio ed i Troiani superstiti in lunghe e perigliose peregrinazioni, che culminano con la morte del padre Anchise proprio nella città di Trapani. Questo mito ha generato una iconografia che è anteriore allo stesso poema virgiliano e che nel corso dei millenni ha prodotto opere di straordinario impatto artistico ed emotivo”.
Gli artisti del Colectivo Licuado hanno ripreso i temi fondamentali di questo racconto, trasformando i riferimenti al testo virgiliano in immagini di vibrante ed universale umanità.
Ed ancora, continua il professore Lo Schiavo: “Lo spirito di solidarietà che spinge le generazioni a farsi letteralmente carico l’una dell’altra è espresso anche dalla fiamma della vita, che continua a brillare nelle mani dei giovani, mentre gli anziani trasmettono l’eredità della cultura e delle tradizioni (simbolizzate dalle statuette che tengono in mano). Varcando i cancelli, il grande affresco dell’umanità che quotidianamente affronta la prova suprema della perdita dei propri cari, che in questo spazio trovano la meta finale del proprio peregrinare in terra, assume una scala ridotta ed intima, tingendosi di nomi e volti che nel silenzio dei vialetti trovano sempre le parole giuste per ognuno di noi”.

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