26 e 27 settembre, Palermo, Trapani, Caserta, Progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità”: studenti commemorano Mauro Rostagno, Salvatore Castelbuono, Paolo Bongiorno e i giovanissimi poliziotti Francesco Alighieri e Gabriele Rossi

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione dell’anniversario della morte di uomini valorosi, generosi e integri, Mauro Rostagno, Salvatore Castelbuono, Francesco Alighieri e Gabriele Rossi, Paolo Bongiorno avvenuta tra il 26 e il 27 settembre, determinata dalle cosche.

Mauro Rostagno è stato uno dei più importanti giornalisti di mafia italiani. Laureato in sociologia, si dedicò alla professione giornalistica con vigore, spinto dalla convinzione che la verità non si può fermare”. Il suo intento, infatti, era sempre stato questo, si impegnò per la giustizia, si fece portavoce della verità, rendendola accessibile a tutti al fine di aprire gli occhi della gente. Numerose furono le sue azioni: dalla fondazione della televisione locale Teleacras”, un mezzo per denunciare la corruzione e portare alla luce storie di emarginazione e ingiustizia, sino all’attivismo sociale per promuovere i diritti dei più vulnerabili. Tutto questo però gli fu permesso” fino a quando, quelle che erano state le sue aspirazioni di vita divennero il bastone fra le ruote per Cosa Nostra” e dunque le cause della sua morte. La sera del 26 settembre del 1988, la sua auto fu intercettata da un gruppo di mafiosi e fu ucciso a colpi di fucile. Da quel momento, il suo omicidio si uní al lungo elenco di persone che hanno perso la vita per essersi opposti alla mafia. La morte di Rostagno fu una grande perdita ma soprattutto un attacco alla libertà di stampa, di espressione. Un esempio di audacia, un uomo coraggioso che ha combattuto contro le ingiustizie e il silenzio che gli erano  stati imposti da Cosa Nostra. Una vita dedicata alla difesa dei diritti civili. È per questo che, anche oggi, a distanza di 36 anni dalla sua morte, è fondamentale ricordarlo, rinnovando il nostro impegno per una società più giusta e libera. Un motivo in più per non dimenticare e per continuare a lottare contro ogni forma di oppressione.” (Barbara Mancuso)

Ci troviamo a Bolognetta, un paesino in provincia di Palermo, un territorio che Salvatore Castelbuono, 45 anni, conosceva molto bene. Salvatore, chiamato anche Totò, era sposato e padre di quattro figli, tre maschi e una femmina.

Dopo aver superato diversi concorsi, tra cui quello per Vigile Urbano e militare, entrò in servizio presso l’amministrazione comunale di Bolognetta. Col tempo, Totò cominciò a interessarsi alle vicende legate ai latitanti mafiosi della zona, instaurando così un rapporto di fiducia con gli inquirenti del reparto operativo dei Carabinieri di Palermo.

Quella tragica mattina, Salvatore uscì di casa in uniforme e si mise alla guida della sua Opel Kadett. Erano circa le 9 quando una BMW lo tamponò. L’autista della BMW scese e, dopo essersi avvicinato a Totò, gli chiese conferma del suo nome. Non appena Salvatore rispose, l’uomo lo freddò con cinque colpi di pistola P38.

Salvatore Castelbuono è stato un esempio di coraggio e determinazione. Non è da tutti condividere informazioni preziose, consapevoli del rischio che si corre. Un’altra vittima innocente, un uomo che ha sempre rispettato le regole e la giustizia.

Onoriamo la memoria di quest’uomo, affinché la sua lealtà sia d’ispirazione nella nostra lotta contro la mafia e ci aiuti a creare un mondo migliore.” (Carla Le Rose)

Paolo Bongiorno fu un lavoratore agricolo e nel tempo libero anche segretario della Camera del Lavoro di Lucca Sicula. Fu un importante attivista per i diritti dei lavoratori agricoli in Sicilia, però questo suo impegno nella difesa della giustizia sociale ben presto iniziò ad infastidire i mafiosi che opprimevano e sfruttavano i contadini.

Per vendicarsi i mafiosi assassinarono Paolo Bongiorno il 27 settembre 1960 a colpi di lupara nei pressi della sua abitazione, mentre tornava a casa con suo nipote che, in preda al panico corse a chiamare aiuto, ma fu tutto inutile. Bongiorno morì tra le braccia della moglie, vedendo il proprio amore distrutto dalla mafia.

Il suo omicidio scosse pesantemente la comunità locale e servì a intimorire chi intendeva ribellarsi all’omertà e alla violenza del sistema mafioso. Al contrario, oggi Bongiorno è considerato un simbolo di coraggio nella lotta contro la mafia che insegna a non arrendersi, ma a denunciare le ingiustizie compiute dalla mafia.” (Alessandro Manica)

Il mestiere di poliziotto non è semplice come molti di noi lo immaginano: i poliziotti, come fedeli servitori dello Stato, hanno un ruolo fondamentale nella società ed è quello di mantenere la sicurezza tra i cittadini, cercando in tutti i modi di proteggere ogni persona in difficoltà. Sono sempre stati motivati, combattendo verso un nemico pericoloso, l’organizzazione mafiosa, una società il cui potere e la cui autorità tenderebbero ad affermarsi senza.   È fondamentale per onorare la Polizia di Stato ciò che accadde il 26 settembre del 2008, quando un’auto della polizia inseguì un autoveicolo appartenente a uomini dei clan. Francesco Alighieri e Gabriele Rossi erano due giovani poliziotti, entrambi con la grande volontà di protegge al meglio la società. Erano stati incaricati nella stessa sera di inseguire un’auto la suddetta auto che sfrecciava a grande velocità lungo una strada di Caserta. Non ci pensarono due volte: salirono sull’auto di polizia e cercano in tutti i modi di rintracciare l’autoveicolo, che nel frattempo si spostava tra le vie della città. Dopo poco tempo avevano intercettato e raggiunto l’auto che sfrecciava e che non voleva rallentare. Nonostante i continui richiami, il conducente non voleva fermarsi e aaccelerò improvvisamente, facendo perdere il controllo ai due poliziotti che precipitarono, in modo violento,10 metri dalla strada che stavano percorrendo. Quella sera persero la vita due agenti, volenterosi, due persone che avrebbero dato la propria vita per la società, ma che purtroppo trovarono la fine in quel terribile incidente. Il loro è stato esempio di grande coraggio per la società e per tutti coloro che un giorno vorranno diventare poliziotti.” (Pasquale Manfreda)

Giornalisti, sindacalisti, poliziotti, i protagonisti dell’encomio-ritratto di oggi, realizzato con commozione e riconoscenza dai giovani studenti di Crotone. Uomini “comuni” che non avrebbero dovuto, teoricamente, dimostrare nulla di “straordinario” nel loro attaccamento al bene comune, perché tale principio dovrebbe appartenere a tutti i cittadini e che invece li rende testimonianza di onestà intellettuale profonda oggi in misura ancora maggiore rispetto a ieri.

Li ricordiamo perché la loro eredità ideologica non vada perduta.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.

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