Trapani ricorda Borsellino e i caduti della strage di Capaci

StampaLunedì 23 maggio, nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Trapani si celebrerà la ricorrenza del 24° anniversario della strage di Capaci. L’iniziativa, è stata voluta dall’Associazione Nazionale Magistrati di Trapani, insieme al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trapani, alla Camera Penale “Giuseppe Rubino” di Trapani, al LA.P.E.C. sezione di Trapani e al Presidio trapanese “Ciaccio Montalto” di Libera (associazioni, nomi e numeri contro le mafie), “per mantenere viva la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, degli agenti della scorta”, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Andrà in scena una performance teatrale, “Giovanni e Paolo, Aldilà di Falcone e Borsellino”, di Alessandra Camassa, con Gaspare Balsamo, Dario Garofalo, Giusy Zaccagnini, scene Lucia Mammana, Sara Pellegrini, costumi Aurora Damanti, Letizia Mascagni, regia Dario Garofalo, direzione artistica Cinzia Maccagnano.
L’ora di inizio non è lasciata al caso, le 17:58, infatti, coincidono con l’ora in cui scoppiò la bomba a Capaci.
Lo spettacolo sarà replicato, sempre nell’atrio del Palazzo di Giustizia, martedì 24 maggio alle ore 10, per una rappresentanza degli alunni delle scuole medie secondarie di Trapani. Prima, però, si terrà un incontro con Dino Petralia, Procuratore Aggiunto di Palermo.

Un anticipo dello spettacolo…“Siamo nella Casa degli Uomini Eletti. Qui si trovano tutti quelli che in vita si sono distinti per coraggio, onestà, dedizione al lavoro, ma che non sono stati uomini perfetti. Non è, dunque, il paradiso. In questo luogo metafisico, che tanto poco profuma di santità, due personaggi si incontrano di nuovo, dopo molto tempo. I toni appaiono subito quelli di un’amicizia interrotta, di un rapporto bruscamente spezzato. L’imbarazzo iniziale, i difetti di comunicazione, lo sgomento dello specchiarsi l’uno nelle mancanze dell’altro, lasciano gradualmente il posto al ricordo di un senso della vita condiviso, fanno via via spazio alla feconda opportunità di una identità nuova, slegata dalla materia, più alta, senza i vincoli del tempo, più sincera. Le differenze tra i due personaggi rimarranno le medesime, senza conciliazione possibile; questo eccezionale incontro ne definirà però, con rinnovata franchezza, confini e motivi.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due personaggi di questa pièce, sono trattati al di qua di ogni tentazione agiografica o mitizzante. Chiamarli eroi è facile, inutile, anzi ingiusto: allontanando da noi il senso civico del loro agire, ci allontana al contempo dalle nostre responsabilità, ci paralizza in un disarmante fatalismo, ci ricorda solo ciò che non ci compete, non ci riguarda, non ci appartiene. Attraverso le “voci di dentro” di Giovanni e Paolo, il teatro si offre nella sua straordinaria funzione di luogo privilegiato in cui è possibile, seppure per una manciata di minuti, vedere contemporaneamente la maschera e il volto, quello che si conosce insieme a quello che si può solo immaginare, ciò che è insieme a ciò che non è più”.

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