Cancro al pancreas, l’innovativo farmaco è finalmente prescrivibile
Non molto tempo addietro ci eravamo occupati dell’incredibile vicenda che vedeva il Nab-paclitaxel – nome dell’innovativo farmaco per la cura del cancro al pancreas – regolarmente prescritto nel resto d’Europa e del mondo, tra l’altro con ottimi risultati, senza però che fosse iscritto nel nostro registro nazionale. Immaginate quindi la sfortuna e la rabbia dei malati che vedevano negata la possibilità di provare una nuova importante cura e magari di sconfiggere uno dei tumori più devastanti.
Adesso, invece, il farmaco è ufficialmente prescrivile e rimborsabile dal sistema sanitario italiano, proponendo una cura alternativa, con risultati migliori e anche meno costosi dei cicli chemioterapici precedentemente usati!
A darne notizia è la trapanese Daniela Virgilio, responsabile regionale sanità del Partito Socialista Italiano, che nei mesi scorsi aveva denunciato l’impossibilità per i malati oncologici di accedere a questa terapia che utilizza la nanotecnologia per aggredire le cellule tumorali.
«Mesi fa – ricorda Daniela Virgilio – avevo parlato della sperimentazione di successo del farmaco. Una cura che avendo ricevuto l´ok dalla Comunità Europea attendeva, in Italia, la semplice e obbligatoria iscrizione al registro nazionale italiano per consentirne la prescrizione in tutte le ASP.
Nel mese di Ottobre, al palazzo del Governo Regionale, con l´assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino ci eravamo confrontati con il professor Gianpaolo Tortora, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Policlinico “G.B. Rossi” di Verona. L’obiettivo era trovare una soluzione affinché in Sicilia il farmaco potesse essere prescritto. Adesso sappiamo con certezza che l´attesa è finita!»
Nel dettaglio, come funziona la nuova cura? Grazie alla nanomedicina è stato possibile rinchiudere il farmaco, in questo caso il Paclitaxel,usato da vent’anni per la cura di diverse forme di cancro, in un guscio di albumina, per nasconderlo al tumore e trarlo in inganno. Questo espediente facilita la diffusione del farmaco nel circolo sanguigno, il suo passaggio ai tessuti e il suo ingresso nelle cellule tumorali, le quali, “golose” della proteina e ignare del suo contenuto nascosto, lo inglobano in grande quantità, segnando in tal modo il proprio destino.