Nessun segnale di ripresa, le imprese storiche continuano a chiudere battenti
«Nel primo semestre di quest´anno non si è registrato alcun segnale, seppur minimo, di ripresa nel settore delle costruzioni anzi alcune storiche aziende hanno definitivamente chiuso battenti». A tracciare un nuovo bilancio sulla pesante crisi che da anni attraversa le imprese edili è il segretario provinciale della Fillea Cgil di Trapani Enzo Palmeri che denuncia «l´assenza di una politica nazionale di investimenti che intervengano sulla disoccupazione e l´inerzia del Governo Regionale sul tema della crisi nonostante in Sicilia siano 87 mila gli edili che negli ultimi 5 anni hanno perso il lavoro».
«Ciò che chiediamo – dice il segretario Palmeri – è lavoro vero e non finto. Gli edili non chiedono assistenza ma una burocrazia più efficiente e snella. Le circa 6000 imprese chiuse in Sicilia dal 2008 sono l´esatta misura dei danni provocati non solo dalla crisi ma anche dall´impossibilità delle aziende sane a operare in un contesto in cui vi sono le banche che chiudono l´accesso al credito e scelte politico – burocratiche censurabili».
In provincia di Trapani anche le imprese storiche come l´azienda di calce e gesso Focat e la Iovino Marmi hanno chiuso l´attività determinando la perdita dell´occupazione per trenta lavoratori mentre altre resistono solo grazie al ricorso della cassa integrazione guadagni ordinaria.
«Per tre anni – dice Palmeri – i lavoratori della Focat usufruiranno degli ammortizzatori sociali nella speranza che il liquidatore possa intercettare nuovi acquirenti in grado di far ripartire l´azienda. Per i dipendenti della Iovino Marmi invece la situazione è diversa perché il numero dei lavoratori è inferiore a quindici. Solo sette lavoratori su tredici hanno, infatti, trovato occupazione nella nuova azienda che ha affittato i locali. Il nostro obiettivo è far si che anche i restanti lavoratori vengano assunti».
La Fillea Cgil ritiene indispensabile che le Amministrazioni comunali avviino i lavori nelle opere già cantierabili così da far ripartire il settore delle costruzioni e l´indotto a esso connesso.
«I lavori del porto di Castellammare – dice il segretario Palmeri – sono bloccati da 5 anni. Se portati a termine rilancerebbero il sito sia commercialmente che turisticamente così come dovrebbero anche i iniziare i lavori del depuratore, il cui progetto è già stato finanziato».
Per il sindacato delle costruzioni della Cgil è indispensabile, inoltre, che «i Comuni si attivino rapidamente anche per mettere in sicurezza gli edifici scolastici dando anche l´opportunità agli edili di trovare occupazione».
Il decreto legge del 19 giugno del 2015 ha, infatti, disposto che entro il 30 giugno i comuni debbano rendere note alla Presidenza del Consiglio dei ministri le spese per gli interventi di messa in sicurezza delle scuole in modo da ottenere i finanziamenti richiesti per sostenere le spese.
«Perdere i finanziamenti – conclude Palmeri – sarebbe un danno enorme sia per l´edilizia scolastica dell´intera provincia sia per il settore delle costruzioni che da queste opere può trarre una boccata di ossigeno».