Trapani, 40 anni fa la terribile alluvione. Le vittime furono 16

Il 5 novembre 1976 una terribile alluvione portò la disperazione a Trapani, uccidendo 16 persone e provocando decine di senza tetto, oltre a danni per svariati milioni di lire.
Quali furono le conseguenze di quella disgrazia? Come reagì la città? Padre Antonino Adragna, all’epoca giovane prete, offre un ricordo nitido di quei giorni.

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«I giovani della Cattedrale spalavano il fango dalle strade e dalle case di questo nostro territorio – racconta nell’editoriale del periodico “La Voce” –. L’anno successivo, il 22 marzo 1977, mentre in Cattedrale si tenevano gli esercizi spirituali al popolo in preparazione della Pasqua, 41 famiglie senza casa occupavano S. Lorenzo. La prima cosa che dissero a me è stata: “Questa è la casa del Signore, da qui non ci possono mandare”. Queste famiglie erano state disastrate dall’alluvione e non avendo più un tetto dove ripararsi, occuparono, senza una assegnazione legittima, degli alloggi di edilizia popolare. Dopo questa azione forzata, iniziò una serie di contatti tra queste famiglie e le autorità competenti. Dopo circa tre mesi di proteste, minacce e future promesse di assegnazioni legittime, si arrivò all’ordinanza di sgombero per le 154 famiglie abusive: 113 trovarono una sistemazione a casa di parenti o risistemando le case sinistrate, ma 41 famiglie non avevano dove andare e dopo qualche giorno di manifestazioni dinanzi al Palazzo Municipale e alla Prefettura, occuparono la Cattedrale. Durante la loro permanenza non si parlò della povertà ma si visse con loro, condividendo gioie ed angosce, tristezze e speranze, e si fece Pasqua come evento di salvezza. Qualche pregiudizio che essi avevano sulla Chiesa, lasciò il posto a nuove considerazioni, a speranze mai conosciute prima, cioè che Dio è con noi e non ci abbandona mai».

Monsignor Adragna continua ricordando un particolare decisivo e poco conosciuto: «In quei giorni, giungeva a Palermo Madre Teresa di Calcutta e con un gruppo da me guidato, siamo stati accolti da questa grande santa che ci disse: “Il povero è frutto della nostra incapacità di giustizia, perché siamo avidi di potere e di ricchezza. Continuate a nutrirli e ad accoglierli ma nel frattempo che fate questo, cercate case per loro così risolverete il problema”. Subito dopo l’incontro, ci siamo messi all’opera e abbiamo trovato case dell’EX-INCIS e case popolari abbandonate. Domenica 8 maggio 1977 le ultime famiglie lasciavano la Cattedrale. Erano passati 47 giorni! Basterebbe questo solo dato per una lunga riflessione, forse molto amara, sicuramente inquietante! Queste famiglie cosa hanno ottenuto? Con il suggerimento di Madre Teresa, è stato requisito il palazzo dell’ex INCIS, da diversi anni “dimenticato” e ridotto in pessime condizioni e altre case popolari abbandonate, di proprietà dell’IACP (l’Istituto autonomo case popolari, ndr). Dopo che le case sono state sistemate, sono state date alle famiglie che occupavano la Cattedrale. Poi quasi tutte le famiglie sono entrate nei concorsi di alloggi popolari e si sono sistemate definitivamente”.

Secondo padre Adragna fu grazie a Madre Teresa, ai suoi consigli e alla sua preghiera, che si trovarono le case per le famiglie rimaste senza casa. «Ci ha fatto capire – conclude – che Cristo quando bussa alla nostra porta non si presenta mai a mani vuote: ci offre sempre un dono. Questo dono, dopo 40 anni, oggi dobbiamo cercarlo di capire e farlo diventare per noi e per tutti “fatto di salvezza”».

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