Una laurea molto speciale al tempo del coronavirus

Strade vuote, persone soltanto nei supermercati.
Le recenti prescrizioni istituzionali dettate dall’emergenza Covid -19, hanno finito per modificare le nostre stesse abitudini di vita.
Anche il mondo universitario non poteva restarne indifferente, così che la didattica a distanza è diventata ormai una realtà per tutti gli studenti e non che, tramite le piattaforme online, seguono giornalmente le lezioni.
Di questi tempi, anche le sedute di laurea vivono, quindi, protocolli diversi, adattati a quelli che sono i dettami dei decreti della presidenza del Consiglio.
Perché la vita resta al di sopra di tutto, immune alla paura e all’emergenza.
Clara Serra, 24enne di Trapani, il giorno della sua laurea se lo immaginava senza dubbio diverso: la tensione, la discussione della tesi circondata dall’affetto dei suoi cari, dei suoi amici e di quanti, insieme a lei, avevano con lei condiviso quelli che, a detta di molti, erano e sono gli anni più belli. IMG-20200317-WA0009
E poi la festa, a suggellare la degna fine di un percorso di studi che, senza non pochi sacrifici, l’ha portata alla lode.
“E invece nulla di tutto questo”, afferma. “Mi sono laureata praticamente in casa mia, con i miei genitori dietro la porta. Ho discusso la mia tesi davanti al pc di casa, in appena pochi minuti, con l’esaminanda Commissione a migliaia di km di distanza. L’ansia che saltasse da un momento all’altro la connessione, che i relatori per qualche motivo non riuscissero a sentirmi o, ancora, che suonasse il campanello di casa, insomma un turbinio di emozioni che si sono risolte soltanto alla fine del colloquio. Quindi, sempre in videoconferenza, la proclamazione: ero ufficialmente laureata alla Facoltà di Lettere e Beni Culturali dell’Università degli studi di Bologna, specializzazione in Arti visive con la votazione di 110 cum lode, dopo aver discusso una tesi dal titolo Ricerca di un’identità perduta. Ana Mendieta, Regina José Galindo, Teresa Margolles”.
A coronare il successo sudato e meritato di Clara non ci sono stati i festeggiamenti di rito, niente aperitivo con gli amici, niente tavolata al ristorante, nessun ballo di gruppo, alcun coro ironico e/o goliardata fuori dall’ateneo.
Aspettative stravolte, quindi, ma non poteva essere diversamente.
“Ammetto di esserci rimasta un po’ male quando ho saputo che avrei dovuto discutere la mia tesi in videoconferenza” – continua Clara – “perché era da ben cinque anni che attendevo questo momento. Passato lo sconcerto iniziale, ho però compreso che il mio era un sacrifico assolutamente necessario, in un momento storico di forte criticità sanitaria che spero diventi al più presto soltanto un brutto ricordo. Per festeggiare ci sarà tempo”.

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