Alluvione Trapani, la Giunta Regionale ha deliberato la richiesta di stato di emergenza nazionale. Tranchida: «Meglio tardi che mai, adesso attendiamo i ristori»

«Meglio tardi che mai, adesso attendiamo i ristori nazionali per i danni ai commercianti, agli agricoltori e ai cittadini, oltre che agli impianti ed alle infrastrutture comunali».
Con queste parole il primo cittadino di Trapani, Giacomo Tranchida, ha commentato la notizia secondo cui la Giunta Regionale ha deliberato, con atto N. 119 del 21/3/2023, la richiesta di stato di emergenza nazionale al Governo per l’alluvione dei giorni 25, 26, 30 settembre 2022, 1 ottobre 2022 e nei giorni fra il 9 e il 13 ottobre 2022, che in particolare hanno interessato la Città di Trapani ed il Comune di Misiliscemi per il territorio di Salinagrande.
«Abbiamo chiesto, ripetutamente, dal lontano 26 settembre, che la Regione avanzasse la richiesta di stato di emergenza nazionale. Una decisione – aggiunge Giacomo Tranchida – che arriva solo ora, con quasi 6 mesi di ritardo. Nonostante ciò, noi come istituzione comunale abbiamo continuato a istruire le pratiche di coloro che hanno subito numerosi danni e che hanno bisogno di rimborsi e aiuti economici. Avevamo appreso, con non poco stupore, dello stanziamento regionale di soli 6 milioni di euro per tutti i danni dei privati: una cifra decisamente troppo bassa. Nel solo Comune di Trapani, infatti, sono stimati danni per circa 3 milioni di euro».
Nei giorni seguenti gli eventi alluvionali, il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano aveva già certificato i dati del gravissimo nubifragio e dei successivi che si erano abbattuti sulla nostra città e sulle zone limitrofe: erano risultati i più alti di sempre dall’installazione delle stazioni meteo fino ad oggi. Il consulente gratuito del Sindaco Tranchida in materia di Protezione Civile, ingegnere Vincenzo Loria, già dirigente della Protezione Civile Regionale, aveva relazionato evidenziando che i quantitativi di pioggia erano eguagliabili, purtroppo, alla disastrosa alluvione del 1976, quando morirono anche molte persone. Lo stesso ingegnere Orazio Amenta, in una dettagliata relazione inviata sia al Presidente della Regione che al Capo della Protezione Civile regionale, aveva confutato, mettendo nero su bianco e senza timore di smentita, che per lo smaltimento di tali quantitativi di pioggia occorreva potenziare di almeno 50 volte gli impianti di via Tunisi, che peraltro scontano un’anomalia tutta trapanese, poiché le vasche di accumulo si trovano sotto il livello del mare.
Anche su questa base, la Città di Trapani ha più volte chiesto alla Regione Siciliana di dichiarare lo stato di emergenza per calamità naturali.
«Mi fa piacere – dice il primo cittadino di Trapani – che finalmente il governo della Regione, anche sulla scorta di argomentati ed inconfutabili studi ed analisi tecnico-idrauliche, si sia finalmente reso conto di non poter fronteggiare l’emergenza con le sole proprie forze ed abbia chiesto, sia per Trapani, sia per Misiliscemi, sia per altri Comuni che sono stati falcidiati dalle alluvioni, lo stato di emergenza nazionale al fine di ricevere le risorse finanziarie necessarie dallo Stato. Il Comune di Trapani e la nostra Amministrazione continuerà a seguire con impegno e determinazione il buon esito di questa procedura. I dati statistici e le relazioni parlano chiaro: non si tratta di un problema causato da qualche tombino otturato (spesso da cartacce e da rifiuti) ma di una vera e propria gravissima alluvione che ha sconvolto un sistema di smaltimento delle acque bianche e fognarie della città che, già di suo, era in crisi poiché non progettato per tali picchi di pioggia, come già accaduto in precedenza e sul quale non si è intervenuti da parte delle precedenti amministrazioni».
Una crisi, secondo il sindaco, che comunque nasce da lontano. «Tutto parte dalla speculazione edilizia che ha portato, addirittura, al seppellimento del Canale Scalabrino. Le piogge, quindi, dal monte non arrivano più direttamente a valle sboccando nella costa sud. Seguono, invece, un percorso turistico che le porta prima attraverso diverse vie a nord della via Fardella, poi in via Tunisi, e vengono infine smaltite sul lungomare Dante Alighieri a mare, ma nel versante nord. Si tratta di una criticità strutturale abnorme che rende Trapani vulnerabile ad ogni evento alluvionale, ormai sempre più frequente ed imprevedibile. Nella qualità di massima autorità di protezione civile comunale – aggiunge il sindaco – con l’ingegnere Amenta, neo dirigente del Comune, stiamo da mesi ipotizzando e abbiamo già prospettato in Prefettura una progettualità che possa consentirci di ripristinare le funzionalità di smaltimento delle piogge e delle acque piovane che provengono dal Monte e da Casa Santa, oltre che da Trapani nuova, nella zona che era propria naturalmente prima del tombamento del Canale Scalabrino, prossima al sottopasso di RFI che si rivelerà per l’appunto anche un “cavallo di Troia”».

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