1 febbraio. Progetto “#InostriStudentiraccontanoiMartiridellaLegalità. Emanuele Notarbartolo, vittima innocente della mafia, un nome cancellato dal tempo e oggi commemorato da uno studente crotonese
Quando si parla di vittime della mafia, si suole indicare come prima vittima eccellente in Italia il banchiere e politico Emanuele Notarbartolo; siamo alla fine dell’Ottocento. Il caso Notarbartolo fece molto scalpore in quegli anni negli ambienti socio-politici: uomo, onesto e severo, come direttore del Banco Sicilia durante la sua attività prese decisioni che ostacolavano i poteri mafiosi; anche se sono ormai passati molti anni e il suo nome è stato cancellato dal tempo, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, vuole ricordarlo attraverso la voce dello studente Giovanni Serrao della classe III sez. C del liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Il primo febbraio del 1883, il titolare eletto nel 1862 del Banco di Sicilia, Emanuele Notarbartolo, viene assassinato brutalmente con 27 pugnalate durante il tragitto in treno che intercorre tra Termini Imerese e Trabia da Matteo Filippello e Giuseppe Fontana uomini legati alla criminalità organizzata siciliana.
L’uccisione di un personaggio di rilievo come Notarbartolo suscitò un importante dibattito sulla situazione della mafia in Sicilia e in Italia, ma soprattutto evidenziò il legame tra politica e mafia. Emanuele Notarbartolo durante il suo incarico aveva salvato il Banco di Sicilia dal fallimento scaturito dai problemi sorti dopo l’Unità d’Italia creandosi diversi nemici, principalmente i politici locali che facevano parte del consiglio della banca, che erano legati alla mafia.
Dopo diversi anni dalla sua morte, la Camera dei deputati autorizzò nel 1899 il processo contro il presunto mandante dell’omicidio, Raffaele Palizzolo che aveva lavorato per diverso tempo al fianco di Notarbartolo. Nel 1901 venne dichiarato colpevole e condannato, ma nel 1905 grazie all’utilizzo di alcune sue conoscenze legate alla mafia, fu assolto dalla Corte d’Assisi di Firenze per mancanza di prove.
Ciò fa riflettere e notare come non sia cambiato il modo di agire della mafia in tutti questi anni”
Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)