Processo maxi frode lavori porto di Castellammare: Codici Sicilia tra le parti civili ammesse

codici_400x0_400x0Si è tenuta oggi davanti al GUP di Trapani, Emanuele Cersosimo, l’udienza preliminare che vede quattro imputati, tra cui il direttore del cantiere e un direttore dei lavori nominato dalla Regione, per reati di frode, falso ideologico e truffa, nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo.
I fatti risalgono al 2010, con una indagine condotta dai PM di Trapani Andrea Tarondo e Anna Trinchillo, quando per la realizzazione di massi a protezione delle mareggiate, secondo l’accusa le imprese appaltatrici avrebbero utilizzato cemento depotenziato, in spregio alla normativa speciale e legislazione tecnica al tempo vigente, in difformità con il capitolato d’appalto, con al contempo gli omessi controlli da parte del direttore dei lavori e del direttore del cantiere.
Da qui l’interesse alla tutela degli utenti e alla sicurezza dei cittadini da parte dell’associazione CODICI – Centro per i Diritti del Cittadino. Il Giudice, rigettando le eccezioni sollevate dai difensori degli imputati, ha ammesso le predette parti civili, rigettando anche la richiesta di nullità di una perizia effettuata in sede di incidente probatorio e ha rinviato per l’esame di uno degli imputati all’udienza del 22 aprile prossimo.
“L’attuale processo – commentano gli avvocati Manfredi Zammataro, segretario regionale di CO.DI.CI. Sicilia e Vincenzo Maltese, che assiste CO.DI.CI. nel presente processo – vede coinvolte persone che, secondo la tesi d’accusa, a vario titolo, sotto l’unicità di un medesimo disegno criminoso, tutti quali co-ideatori e comunque co-determinatori delle medesime azioni criminali, vengono perseguiti in ordine ai reati individuati dal Codice Penale quali la frode (art. 356,c.p.), – la truffa (art. 640 c.p.) e la falsità ideologica (art.479 c.p.). Poiché nel caso di specie sussiste la lesione degli individuati interessi collettivi, nonché chiara emerge anche la rilevanza pubblica di un tale procedimento – concludono i due legali- chiederemo che il ristoro dei danni avvenga, oltre che attraverso il risarcimento secondo giustizia, anche attraverso la condanna degli imputati alla pubblicazione della sentenza di merito ai sensi e per gli effetti dell’art. 120 c.p.c.”.

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