La Processione dei Misteri a Trapani Nota storica di Alberto Costantino

Immaginare Trapani senza la Processione dei Misteri è impossibile. Essa fa parte della vita, del costume, della fede e anche del folclore di tutti i cittadini.
La notte tra il venerdì e il sabato Santo, la tradizionale e monumentale “macchina” dei Misteri si prende un attimo di respiro, prima di snodarsi attraverso il dedalo de centro storico e portarsi verso la chiesa del Purgatorio. I portatori sono seduti per terra, scalzi, con i piedi pieni di vesciche, ma soddisfatti di godersi i gruppi “schierati”. La folla invece rimane li, con il suo vociare, con il suo insistente guardare i gruppi, momentaneamente abbandonati. E allora si odono le voci dei semenzari, dei venditori di palloncini, che non stanchi di vendere, porgono ai bambini un attimo di un gioco di un tempo che fu. In coda ai gruppi vi sono tante donne, giovani e meno giovani, tutte vestite di nero. Stanno a contemplare e pregare l’immagine della Madonna Addolorata, che avvolta nel suo mantello nero, piange la morte de figlio sul calvario.
La durezza della notte, cui spesso si aggiunge un pizzico di pioggia e vento, suscita ai più dei brividi di tristezza. Sono attimi che si ripetono da quattrocento anni e che sempre riescono a suscitare sentimenti di grande emozione.
La memoria storica dei Misteri è lontana e forse va ben più in là dei quattro secoli in cui di solito viene fissata. Probabilmente è la diretta discendente della Processione del Cerio di cui si conosce un documento datato 1499 e scritto da Ferdinando II il Cattolico di Sicilia con il quale si invitava il viceré Don Giovanni De La Nuza a provvedere il da farsi per la Processione. La data in cui si trasformò in “Festa dei Misteri”, perché così veniva chiamata, è, e rimane incerta.
La Sacra Rappresentazione ha comunque il suo prologo dalle manifestazioni teatrali sacre che tra il ‘200 e il ‘300 venivano propinate in Francia e in Germania e a ogni fine crociata. La Processione cominciò, infatti, per emulazione, e sicuramente fu in Siviglia (Spagna) che essi ebbero il primo svolgimento. La correlazione con la lontana Trapani è spiegata dalla presenza spagnola in terra di Sicilia, appunto nel tredicesimo secolo. Ma alcuni storici, come il Cammareri vanno oltre.
Le relazioni commerciali che nel periodo si sono intrecciate tra Spagnoli e Genovesi, tra Genova e Palermo e quindi Trapani, fanno propendere che la tradizione possa essere stata inculcata alla popolazione attraverso questo scambio di tradizioni e cultura.
Lo spirito della manifestazione, infatti, si adatta alo stile spagnolo, che andava a passo, quasi funebre, nello svolgersi di un rito religioso divenuto popolare. Questo tipo di processione si diffuse così in varie parti della Sicilia, tra cui Marsala, Erice, Nicosia e Caltanissetta. In un primo momento si trattò di personaggi (vedasi la processione del giovedì Santo a Marsala), poi si passò alle “macchine”. Dalla passione animata si passò a quella inanimata. Si montarono così delle Statue su assi di legno che poi vennero chiamate “bare” o “vare”.
All’inizio del XVII secolo, forse nel 1612, cominciò quella tradizione di fede e folclore che è giunta fino ai nostri giorni. Le statue uscirono, infatti, dalle fiorenti botteghe artigiane della nostra città a partire appunto dai primi decenni del ‘600 fino al 1772, data in cui furono ultimati i gruppi della Spoliazione e della Sentenza.
La processione si snodava attraverso il dedalo del centro storico e originalmente le Statue erano solo diciotto. Solo alla fine del XVII secolo se ne aggiunsero altre due, l’Addolorata e l’urna con Gesù morto. I Sacri Gruppi e la Processione erano affidati alle Maestranze, ovvero le associazioni Arti e Mestieri per conto di cui i Misteri erano stati costruiti ed erano custoditi nella distrutta chiesa di Sam Michele Arcangelo, dove oggi sorge l’attuale Istituto Tecnico Commerciale, e sede dell’allora omonima Confraternita. Le Statue, in tela e colla, sono opera di artigiani e scultori abili che seppero dare a ogni gruppo una mirabile mimica del gesto e una grande passionalità.
Tra essi ricordiamo Mario Ciotta, autore del primo gruppo la “Spartenza” e de “Lavanda dei piedi”; Baldassare Pisciotta autore di “Gesù nell’orto”, la “Negazione” e “Gesù dinanzi a Erode”; Francesco Nolfo autore de “La caduta de Cedron”; Antonio Nolfo autore de “La coronazione di Spine” e “La Deposizione”; Giuseppe Millanti autore de “Ecce Homo” e “l’Addolorata”; Domenico Nolfo autore de “la Sentenza”, “La Spoliazione” e la “Ferita al costato; Giacomo Tartaglia autore de “Il trasporto al Sepolcro”. A questi vanno aggiunti, Domenico Li Muli, Giuseppe Cafiero, Alberto Fodale e Vito Lombardo che ricostruirono e restaurarono alcuni gruppi distrutti dagli eventi bellici.
La processione si snodò, fino alla sosta per la seconda guerra mondiale, entro le mura della città. Riprese venerdì 19 Aprile del 1939 e si trascinò per l’intera giornata. Nel 1947 cambiò itinerario. Per la prima volta e non senza polemiche, uscì fuori dal centro storico per inoltrarsi nella via Fardella. Dopo la distruzione della chiesa di San Michele Arcangelo, i sacri Gruppi subirono una vera peregrinazione, cambiando di continuo sede. Furono prima ospiti della chiesa di San Giovanni, poi quella del Purgatorio, quindi a San Domenico e infine fecero ritorno alla chiesa delle Anime del Purgatorio, da dove anche quest’anno usciranno.
Come tradizione apriranno la Processione gli incappucciati della Confraternita di San Michele (da qualche anno senza cappuccio per ordinanza vescovile) seguiti dai venti gruppi che sfileranno al suono delle marce funebri, introdotte all’inizio dell’’800. Lo spettacolo è grandioso e va di pari passo alla folla che si condente con gli occhi un piccolo spazio di fede.

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